Sono passati oltre venticinque anni e fino pochi anni fa non avremmo creduto di arrivare a questo punto. La Commissione parlamentare sul Moby Prince, approvata a luglio del 2015 e presieduta dal Senatore Silvio Lai, non solo non si è arenata, ma anzi sta proseguendo senza sosta il suo lavoro. Nei primi sei mesi di attività si è occupata di acquisire le testimonianze di chi quella notte era presente con vari compiti o era solo testimone, di chi ha svolto indagini e processi, come giudici e periti, e di chi dal punto di vista giornalistico a cercato di dare un suo contributo alla verità.
Dal lavoro della Commissione emergono vari aspetti che ridipingono con tinte completamente diverse il panorama presentato nelle inchieste e nei processi del passato, in cui il leitmotiv era stato la tesi del banale errore umano del comando del Moby Prince per velocità, distrazione, superficialità, complice una nebbia improvvisa che avrebbe oscurato completamente la petroliera Agip Abruzzo.
E infatti tra i vari aspetti analizzati e da approfondire come possibile causa della collisione sono stati considerati una possibile avaria del timone o la presenza di un ostacolo sulla rotta del Moby Prince, che potrebbe aver costretto il traghetto ad sua virata improvvisa. Un aspetto molto interessante che ha iniziato ad approfondire la Commissione riguarda esplosione nel locale eliche di prua del Moby Prince, che potrebbe essere la causa di una avaria ai sistemi di governo e che di conseguenza della virata. La tesi dell’esplosione era già riportata in una nota di gennaio 1992 del Capo del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Prefetto Parisi, al Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, audito in commissione, e dove inoltre veniva prospettata la possibile deflagrazione prima della collisione. L’esplosione di una bomba inizialmente era stata presa in considerazione anche nell’inchiesta della Procura di Livorno del 1991, tesi che avrebbe spiegato la dinamica della collisione. Peccato che poi i periti della Procura attribuirono l’esplosione nel locale eliche di prua ai gas che si sarebbero accumulati dopo la collisione. Come al solito una pista valida veniva a suo tempo scartata per tornare a quella del banale incidente.
La tesi esplosione spiegherebbe anche il perché i passeggeri con buona parte dell’equipaggio erano radunati nel Salone De Luxe, con i giubbotti di salvataggio indossati ed con i bagagli, e perché non sono state trovate vittime sparse in tuta la nave, come sarebbe dovuto accaduto in seguito ad una collisione improvvisa.
Sul tema della dinamica dei soccorsi e della sopravvivenza a bordo del Moby Prince la Commissione ha puntato una buona parte del suo lavoro. Un punto fondamentale, che ha sempre scagionato le responsabilità di chi quella notte del 10 aprile 1991 doveva coordinare e organizzare i soccorsi, è la solita storia del Moby Prince come una palla di fuoco e del fatto che a bordo del traghetto tutti fossero morti bruciati nell’arco di 20-30 minuti.
L’evidenza di numerosi parti indenni dalle fiamme sul Moby Prince, la presenza di impronte di mani sulle auto coperte dalla fuliggine nel garage, auto con i pneumatici intatti, immortalate dai video di chi era salito per la prima volta sul traghetto, il corpo integro sul ponte di poppa del Moby Prince di un membro dell’equipaggio filmato da un elicottero all’alba e trovato carbonizzato all’arrivo in porto, lo stesso salvataggio del mozzo Alessio Bertrand ben dopo un’ora e mezzo dopo la collisione, spostano le lancette della sopravvivenza ben oltre la mezzora, direi anzi di parecchie ore.
Infine sia dalla relazione della Commissione, che dalle stesse parole del Presidente Silvio Lai, emerge sempre più un’attività degna di encomio per il valore etico e civile da parte dell’equipaggio della Moby Prince, che avrebbe potuto mettersi in salvo come ha fatto l’unico sopravvissuto, ma al contrario, non ha abbandonato la nave e ha sacrificato la vita per cercare inutilmente di mettere in salvo i passeggeri.
Nei prossimi mesi la Commissione, oltre ad approfondire gli aspetti emersi in questa prima fase, anche avvalendosi di esperi esterni non coinvolti nella vicenda, dovrà lavorare anche su altre questioni, come la situazione nella rada del porto di Livorno, con riferimento alle posizioni delle navi civili, ma anche al ruolo delle navi militari e militarizzate presenti, anche allo scopo verificare se erano presenti natanti che in qualche maniera possano essere stati coinvolti nella dinamica della collisione. A questo scopo potranno essere utili tutti gli elementi che emergeranno nella ricerca di tracciati radar.
Mi sento in dovere di fare un plauso al lavoro della Commissione. Come ho sempre detto pubblicamente non ho mai creduto alle commissioni parlamentari, che ho sempre visto come un insabbiamento delle inchieste, ma questa volta come cittadino e come familiare di vittime mi devo necessariamente ricredere.
Ci auguriamo che con il 2017 il lavoro della Commissione parlamentare possa concretizzarsi con una ricostruzione il più veritiera di quello che è successo quella notte, e che censuri in modo netto il comportamento di chi nulla ha fatto per prestare soccorso ai passeggeri e ai membri dell’equipaggio. La mancanza di alcuna azione in questo senso potrebbe prefigurare il reato di strage, proprio per non aver agito per l’incolumità collettiva. Ma possibile reato di strage potrebbe prefigurarsi anche nel caso venga accertata in modo definitivo la presenza di una deflagrazione da esplosivo sul Moby Prince. In questo caso speriamo in un Giudice che abbia voglia di prendere il mano il caso e di dare giustizia ai nostri cari.
Ma attenzione, oltre alle luci si sono le ombre. Il panorama politico attuale è molto instabile ed il rischio concreto di elezioni prima della fine naturale della legislatura è evidente. Ebbene, se ciò accadesse sarebbe una occasione persa perché la Commissione cadrebbe con la legislatura. Noi non molleremo e nella ipotesi peggiore chiederemo con forza al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Senato, Pietro Grasso, di rendere la Commissione parlamentare sul Moby Prince permanente.
Nel frattempo andiamo avanti e speriamo in un nuovo anno che squarci le nebbie che hanno nascoste la verità per oltre un quarto di secolo.

31 dicembre 2016

Luchino Chessa,
Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince

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